1. L'ultima cena

    AvatarBy Fabio94 il 10 Sep. 2012
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    (Fassina)
    Bottega dell’Arte
    “Ultima cena” Leonardo da Vinci
    Quest’opera fu dipinta tra il 1495 e il 1497. Era stata progettata per Ludovico il Moro, il quale voleva rendere il refettorio di Santa Maria delle Grazie un mausoleo dedicato agli Sforza e, per questo motivo, aveva già affidato la ricostruzione di gran parte della chiesa a Donato Bramante.
    Sopra l’Ultima Cena si trovano tre lunette che contengono le imprese degli Sforza circondate da ghirlande di frutta, fiori e foglie e iscrizioni su sfondo rosso.
    L’opera di Leonardo presenta tratti di interpretazione del soggetto originali e mai usati prima d’ora, oltre alla drammaticità della scena che l’artista ha voluto rappresentare, ovvero il momento in cui Cristo annuncia che presto sarà tradito da uno dei suoi apostoli. Ciò che risalta nel dipinto è la tensione e altre emozioni che sono scaturite in quel momento. Gli apostoli, suddivisi in gruppi di tre, riescono a rappresentare il proprio stupore derivato dalla rivelazione di Cristo grazie al linguaggio dei corpi e alla mimica facciale riprodotta in modo straordinario.
    Da sinistra a destra si possono notare le varie azioni dei personaggi che comportano gesti e movimenti differenti.
    La figura centrale, che dà origine al movimento, è Cristo: la sua postura pare solenne, composta e isolata dal resto del gruppo e permette di creare una sorta di concatenazione di azioni. Dunque, nonostante l’atmosfera di tensione, la composizione risulta calibrata e armoniosa.
    L’ambiente rispetta le regole di prospettiva geometrica (basta pensare al punto focale situato nella finestra centrale al di sopra della figura di Cristo): grazie alla ripresa delle linee della sala reale si crea una sorta di continuità tra lo spazio disegnato e quello reale, nonostante la tavola sia posta più in alto rispetto al pavimento.
    L’importanza di quest’opera è data dal fatto che Leonardo non utilizzò la tecnica dell’affresco per realizzarla, poiché richiedeva tempi di esecuzione rapidi che non permettevano di apportare alcuna modifica. Perciò utilizzò una tecnica sperimentale che gli permettesse di apporre sempre nuove modifiche al suo dipinto: si trattava della stessa tecnica utilizzata per dipingere sulla tavola.
    Sfortunatamente la tecnica utilizzata da Leonardo non era destinata a durare. Già dopo poco tempo dalla realizzazione cominciavano a formarsi crepe e altre imperfezioni, dovute all’umidità e agli sbalzi di temperatura causati dalle cucine del refettorio che confinavano proprio con quella parete.
    Numerose furono le riproduzioni del Cenacolo in dimensioni diverse, ma nessuna riuscì ad imitare interamente l’opera di Leonardo da Vinci.
    Vasari nel 1566 scrisse << Non si scorge più se non una macchia abbagliata >>
    Last Post by Smithf71 il 9 Oct. 2016
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  2. La Sacra Famiglia

    AvatarBy Fabio94 il 10 Sep. 2012
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    La Sacra Famiglia
    La Sacra famiglia (Tondo Doni) è un dipinto a tempera su tavola (diametro 120 cm) di Michelangelo Buonarroti, databile al 1506-1508 circa e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Conservato nella cornice originale, probabilmente disegnata dallo stesso Michelangelo, è l'unica opera su supporto mobile, certa e compiuta, dell'artista. Il dipinto è anche di fondamentale importanza nella storia dell'arte, poiché pone le basi per quello che sarà il manierismo: sicuramente è uno dei dipinti emblematici e importanti del
    STORIA
    L'opera è segnalata in casa di Agnolo Doni sia dall'Anonimo Magliabechiano (1540) che da A. F. Doni. La vicenda della commissione dell'opera è narrata da Vasari, che racconta un curioso aneddoto. Il Doni, ricco banchiere che era stato artefice della sua ricchezza, richiese all'amico Michelangelo una Sacra Famiglia in tondo, tema molto caro allora nella pittura fiorentina come ornamento soprattutto delle case private. Probabilmente l'occasione della commissione erano state le nozze con Maddalena Strozzi (1504), al cui stemma familiare alluderebbero le mezze lune nella cornice. Appena pronta l'opera, l'artista inviò un garzone per consegnarla, ma alla richiesta di settanta ducati come pagamento, il Doni, che era molto attento alle sue economie, esitò a "spendere tanto per una pittura", offrendone invece solo quaranta. Michelangelo allora fece riportare indietro il dipinto e acconsentì a recapitarlo solo a un prezzo maggiorato di centoquaranta ducati. A parte l'aneddoto, forse un po' caricato dallo storico aretino, si tratta di un primo esempio di come un artista andasse prendendo coscienza dell'altissimo valore della sua creazione, staccandosi da quella sudditanza verso la committenza che era tipica del periodo medievale, in cui la pittura era vista come "arte meccanica" legata a una lavoro essenzialmente manuale e quindi inferiore alle arti speculative o "liberali".
    DESCRIZIONE
    La Sacra Famiglia è composta come un gruppo scultoreo al centro del tondo: la Madonna in primo piano, contrariamente a tutta l'iconografia antecedente, non ha il Bambino in primo piano, ma si volta per prenderlo da Giuseppe, che è inginocchiato dietro di lei. Essa, accoccolata a terra, ha appena smesso di leggere il libro che ora è chiuso e abbandonato sul suo manto fra le gambe. Gesù, rubicondo e ricciuto, sta acconciando i capelli della madre. Maria ha una bellezza virile, con una pronunciata muscolatura delle braccia, che preannuncia le Sibille della volta della Cappella Sistina (1508-1512).Il gesto di Maria le fa compiere una torsione che genera un moto a serpentina di grande originalità. Quest'ipotetica spirale di linee di forza, unita alla composizione piramidale che ha il vertice nella testa di ...

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    Last Post by Fabio94 il 10 Sep. 2012
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  3. David

    AvatarBy Fabio94 il 10 Sep. 2012
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    Il David di Michelangelo
    Il David è una celeberrima scultura, realizzata in marmo (h 410 cm, 517 con la base) da Michelangelo Buonarroti, databile tra il 1501 e l'inizio del 1504 e oggi conservata nella Galleria dell'Accademia a Firenze


    LA STORIA
    Il 16 agosto del 1501 i consoli dell'Arte della Lana e gli Operai del Duomo di Firenze commissionarono a Michelangelo una statua di Re Davide, da collocare in uno dei contrafforti esterni posti nella zona absidale della cattedrale di Santa Maria del Fiore. Si trattava di un'impresa colossale, che non aveva precedenti nell'arte rinascimentale, e che era già stata tentata due volte. L'enorme blocco di marmo bianco destinato all'opera era infatti già stato abbozzato prima da Agostino di Duccio nel 1463-1464 e poi da Bernardo Rossellino nel 1476, ma poi abbandonato da entrambi per le caratteristiche non ottimali del pezzo: si trattava di un problema di fragilità, dovuta alla scarsa qualità del marmo, e di forma del blocco, considerato troppo alto e stretto, insufficiente per un pieno sviluppo anatomico di una figura di tali dimensioni. Il blocco era specialmente friabile nella zona sotto l'attuale braccio sinistro, e si temeva che una volta scolpito non fosse in grado di reggere il peso della figura sulle sole gambe
    E DESCRIZIONE
    L'inizio del lavori di Michelangelo risale al 9 settembre 1501, quando l'artista provò la durezza del blocco sbozzandolo con qualche colpo di scalpello, per poi mettersi effettivamente all'opera il 13 settembre. Il 14 ottobre, probabilmente disturbato dagli occhi indiscreti di chi voleva vedere "il gigante" in lavorazione, fece costruire un recinto di tavole attorno al suo campo di lavoro. Vi lavorò per un totale di tre anni, creando un'opera leggendaria che conteneva nella sua vicenda tutte le premesse per il mito: l'enorme difficoltà tecnica, l'innegabile bellezza del risultato, capace di togliere il fiato ancora ai giorni nostri, e le numerose vicende che ne hanno segnato la storia. Il David è una figura colossale, alta più di 4m, apparentemente calma, ma carica di tensione Michelangelo non ha rappresentato il fanciullo biblico trionfante mentre ostenta la testa di Golia come simbolo della vittoria. Il momento prescelto è, invece, quello che precede l’azione: ecco perché tanta concentrazione nel volto e tanta tensione nei muscoli. La testa si gira di scatto verso sinistra perché è da lì , secondo il pensiero medievale , che proviene il male. Tutto il peso del corpo è portato sulla gamba destra, nella quale si contraggono al massimo i muscoli evidenziandone lo sforzo; la gamba sinistra si libera dal peso e si flette in avanti. La posizione è bilanciata come nelle immagini degli eroi greci. Il braccio sinistro si piega a ...

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    Last Post by Fabio94 il 10 Sep. 2012
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  4. La biblioteca laurenziana

    AvatarBy Fabio94 il 10 Sep. 2012
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    LA BIBLIOTECA LAURENZIANA
    La Biblioteca Laurenziana, è una delle principali raccolte di manoscritti al mondo, nonché un importante complesso architettonico di Firenze, disegnato da Michelangelo Buonarroti tra il 1519 e il 1534.Essa custodisce 68.405 volumi a stampa, 406 incunaboli, 4.058 cinquecentine e, soprattutto, 11.044 pregiatissimi manoscritti, nonché la maggiore collezione italiana di papiri egizi. I locali della Biblioteca furono disegnati per il cardinale Giulio de’ Medici, poi Papa Clemente VII, che affidò nel 1519 la commissione a Michelangelo. Egli diresse personalmente il cantiere tra il 1524 e il 1534, sia pure con l'interruzione dovuta alla parentesi repubblicana. Alla morte del proprio padre e di Clemente VII, Michelangelo lasciò Firenze, con l'intenzione di non tornarci mai più. La costruzione fu ultimata lentamente negli anni successivi da altri architetti, a partire dal 1548, grazie all'impegno di Cosimo I de' Medici. Michelangelo continuò a soprintendere, malvolentieri, i lavori della Libreria da Roma, mediante l'invio di istruzioni, modelli e disegni ed il tramite di vari artisti fiorentini presenti sul cantiere.Solo nel 1558 Michelangelo fornì il modello in argilla per lo scalone, da lui progettato in legno, ma realizzato per volere di Cosimo I de' Medici, in pietra serena.I lavori terminarono soltanto nel 1571, anno dell'apertura al pubblico; altri lavori furono eseguiti fino all'inizio del XX secolo. Michelangelo concepì la struttura come un’ ampia sala rettangolare, chiara e luminosa, scandita da membrature in pietra serena grigia e coperta da un soffitto ligneo a cassettoni. I disegni dei cassettoni e del pavimento sono opera sempre dell’artista, come i sedili e i leggii. Secondo il progetto originario la sala avrebbe dovuto concludersi con uno spazio trapezoidale destinato alla conservazione dei libri rari, mai costruito e noto attraverso un disegno autografo.Il vestibolo è uno spazio quadrato, quasi interamente occupato dallo scalone, ma con un'altezza superiore alle dimensioni in pianta, realizzando così un ambiente alto e stretto.Un primo progetto di Michelangelo prevedeva un'altezza minore, uniformata a quella della sala di lettura e un'illuminazione mediante lucernari in copertura, vista le difficoltà di aprire finestre in parete. Al rifiuto del papa del progetto di illuminare l'ambiente dall'alto con gli inediti lucernari, Michelangelo dovette, rialzare le pareti per aprirvi finestre che garantissero comunque l'illuminazione dall'alto. L'architettura del vestibolo rimase incompleta fino agli inizi del '900, quando furono terminati anche i lavori della facciata esterna, compresa la realizzazione di false finestre. Il soffitto per il quale ancora si attendevano d...

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    Last Post by Fabio94 il 10 Sep. 2012
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  5. La Vergine, Sant'Anna, il bambino e l'agnello

    AvatarBy Fabio94 il 10 Sep. 2012
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    LEONARDO, “LA VERGINE, SANT’ANNA, IL BAMBINO E L’AGNELLO”

    DATAZIONE: 1510 ca.
    UBICAZIONE: Musèe du Louvre, Parigi
    TECNICA: olio su tavola
    DIMENSIONI: 1,68 x 1,12 cm

    Esistono numerosi disegni di Leonardo che si possono considerare preparatori per questa opera. Leonardo nel 1501 aveva preparato un cartone con il gruppo della Sant’Anna per la basilica della Santissima Annunziata a Firenze, opera che si ritiene sia andata perduta. Alcuni anni dopo l’artista eseguì un altro cartone, attualmente esposto alla National Gallery di Londra, “Sant’Anna, la Vergine, il Bambino e San Giovannino”, che presenta però sostanziali differenze rispetto al dipinto che iniziò verso il 1510. Una prima differenza è la presenza dell’agnello, che ha sostituito San Giovannino. Anche la posizione delle due donne è cambiata: nella versione finale si ha quasi una sovrapposizione delle due figure femminili, inoltre Gesù bambino non è più in braccio alla madre, ma gioca con l’agnello. Si pensa quindi che Leonardo avesse preparato un terzo cartone di cui non esistono prove, ma le successive variazioni e la complessa evoluzione dell’opera sono testimoniate da numerosi schizzi e disegni. Il dipinto rappresenta sicuramente il massimo dell’arte di Leonardo e di tutta la pittura del rinascimento. La composizione è costituita da un intreccio formato da tre figure: la Vergine, Sant’Anna e il bambino, che formano una struttura a forma di piramide. Questa tecnica sarà usata dagli artisti contemporanei. L’opera raffigura le tre generazioni della famiglia di Cristo: Sant’Anna, sua figlia Maria e Gesù bambino. Al centro è Sant’Anna ha gli occhi abbassati e il volto sorridente. Sulle sue ginocchia tiene la Vergine, vestita con un abito rosa con le maniche di un tessuto grigio-trasparente ed è avvolta in un ampio mantello blu. La Vergine si piega verso il bambino che sta giocando per allontanarlo dall’agnello, simbolo della Passione di Cristo. La scena simboleggia la consapevolezza di Gesù nell’andare incontro al suo destino. La Vergine vuole trattenere il figlio per impedire che si compia il destino. Ma Sant’Anna lancia uno sguardo benevolo e sorridente a Maria e a Gesù, con un’espressione tipica della produzione matura di Leonardo. Il suo ruolo è quello di simboleggiare la Chiesa che, ostacolando l’azione di materna apprensione di Maria, avvalora la necessità del sacrificio volontario di Gesù per l’umanità. Nonostante la compattezza della struttura piramidale il gruppo delle tre figure e dell’animaletto è caratterizzato da un forte dinamismo. La Vergine che si protende fortemente verso destra allungando gli arti dona un movimento rotatorio a tutta l’immagine. Sul volto dei tre personaggi, il sorriso appena accennato accompagna...

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    Last Post by io me il 19 Dec. 2013
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  6. Michelangelo Buonarroti

    AvatarBy Fabio94 il 10 Sep. 2012
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    Monica Montagna


    MICHELANGELO

    Figlio di Ludovico Buonarroti Simoni e Francesca di Neri, Michelangelo nasce il 6 marzo del 1475 a Caprese, in provincia d’Arezzo. Pochi mesi dopo la sua nascita, la famiglia rientra a Settignano, sui colli fiorentini. Il padre affida il figlio all’educazione umanistica da parte di Francesco da Urbino.
    Michelangelo dimostra presto inclinazione per l’arte, stringe amicizia con Francesco Granacci e, nonostante la contrarietà paterna, entra nella scuola del Ghirlandaio a Firenze. Qui si trova ancora nel 1488, con un contratto che lo obbligherebbe a rimanere per altri tre anni. Michelangelo, però, rompe l’impegno ed aderisce alla libera scuola di scultura e di copia dall’antico, voluta da Lorenzo de’ Medici nei giardini di San Marco. Il mecenate fiorentino non tarda a notare il talento di Michelangelo e lo accoglie nel suo palazzo. E’ qui che il giovane Buonarroti incontra illustri personaggi della cultura umanista. Nel maggio del 1508, dopo un periodo di lunghe liti, finalmente firma il contratto con Giulio II per il suo capolavoro, la “Cappella Sistina”.

    PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO

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    Il committente questa volta fu Papa Paolo III Farnese che chiese a Michelangelo di progettare oltre agli edifici anche tutta la sistemazione urbanistica del Colle. L’incarico risale al 1537. Il Papa aveva deciso di trasferire il monumento equestre di Marco Aurelio, che si trovava in Laterano, al colle Capitolino che tuttavia non presentava un degno accesso dalla città. Pertanto pretese una più adeguata sistemazione.
    Intervenire in un contesto come quello del Campidoglio, antico centro del potere romano, dove si erano svolte importantissime funzioni di carattere religioso e politico, non doveva essere facile, neppure per un genio come Michelangelo. Eppure Michelangelo seppe dimostrare di saper concepire anche il disegno urbano, come un’opera d’arte e rese la Piazza uno degli spazi più spettacolari di Roma. Ai precedenti due edifici, il Palazzo Senatorio di epoca medievale e il quattrocentesco palazzo dei Conservatori, Michelangelo ne aggiunse un altro: il Palazzo nuovo.
    I due edifici esistenti dovevano essere ristrutturati e Michelangelo li concepì essenzialmente come facciate. Rivestì di bugne il piano terreno del Palazzo Senatorio. Il primo livello doveva apparire così come una base per i due successivi, che sono accomunati da un ordine gigante di paraste. Inoltre enfatizzò la soluzione con una scala conducente al primo piano, come se questo fosse il primo livello praticabile. Illusione dunque… una illusione che coinvolge anche la Piazza che viene pensata come uno spazio interno-esterno.Uno spazio trapezoidale dove collocò la statua di Marco Aurelio. Al palazzo dei Conservatori invece antepose un avancorpo portica...

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    Last Post by Fabio94 il 10 Sep. 2012
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  7. Lo sposalizio della vergine

    AvatarBy Fabio94 il 10 Sep. 2012
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    Lo "Sposalizio della Vergine" fu dipinto nel 1504 e ci mostra come il giovane Raffaello sia stato in grado di eguagliare e superare l'abilità del Perugino,maestro di Raffaello a Perugia,cui si ispirò per l'opera.Infatti,ripetendone lo shema con i personaggi in primo piano e il tempio sul fondo,il giovane pittore dichiarò esplicitamente la sua ammirazione per il quadro dell'ultracinquantenne maestro.Fulcro della composizione,come già nell’opera del Perugino,è la figura centrale del sacerdote che sorregge i polsi di Giuseppe,il quale porge l’anello nuziale,e di Maria. Rispetto all’opera del maestro, Raffaello ha operato un' inversione nella suddivisione dei personaggi che affiancano gli sposi in due gruppi; ma questo non rappresenta un motivo concreto di differenziazione tra le due composizioni, date le numerose somiglianze che si possono ravvisare:le acconciature,i copricapi,gli abiti,gli atteggiamenti.I due dipinti quindi sembrano molto simili tra loro,ma una attenta analisi permette di percepire una differenza sostanziale : alla rappresentazione della scena per piani paralleli, realizzata appunto dal Perugino nel pieno rispetto delle regole della prospettiva matematica, Raffaello sostituisce una rappresentazione spaziale tutta giocata sulla prevalenza della linea curva.Infatti Raffaello nell'opera ha fuso figure,architettura e paesaggio in uno spazio continuo dove il centro unificante e propagatorio dell'insieme è il tempio.Il legame tra i personaggi e lo sfondo è ulteriormente evidenziato dal pavimento a rettangoli le cui direttrici sembrano propagarsi a ragggiera nel tempio.In conclusione l'opera mostra lo straordinario talento artisto di Raffaello capace di idealizzare la realtà traendone un nuovo significato di bellezza.
    Last Post by Fabio94 il 10 Sep. 2012
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  8. La Pietà

    AvatarBy Fabio94 il 10 Sep. 2012
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    Erpetti Artur
    Michelangelo: La pietà

    Michelangelo ricevette grazie all'intermediazione di Jacopo Galli l’importante commissione di realizzare una Pietà in marmo per la chiesa di Santa Petronilla, oggi in San Pietro. Quest' opera, che suggellò la definitiva consacrazione di Michelangelo nell'arte scultorea (aveva appena ventidue anni ) era stata commissionata dal cardinale francese Jean de Bilhères Lagranlos, ambasciatore di Carlo VIII presso papa Alessandro VI, che desiderava forse adoperarla per la propria sepoltura. Il contatto tra i due dovette avvenire nel novembre 1497, in seguito al quale l'artista partì alla volta di Carrara per scegliere un blocco di marmo adeguato; la firma del contratto vero e proprio si ebbe poi solo nell'agosto del 1498. Il gruppo, fortemente innovativo rispetto alla tradizione scultorea delle Pietà tipicamente nordica, venne sviluppato con una composizione piramidale, con la Vergine come asse verticale e il corpo morto del Cristo come asse orizzontale, mediate dal massiccio panneggio. La finitura dei particolari venne condotta alle estreme conseguenze, tanto da dare al marmo effetti di traslucido e di cerea morbidezza. La Pietà fu importante nell'esperienza artistica di Michelangelo non solo perché fu il suo primo capolavoro ma anche perché fu la prima opera da lui fatta in marmo di Carrara, che da questo momento divenne la materia primaria per la sua creatività. A Carrara l'artista manifestò un altro aspetto della personalità: la consapevolezza del proprio talento. Lì infatti acquistò non solo il blocco di marmo per la Pietà, ma anche diversi altri blocchi, nella convinzione che, considerato il suo talento, le occasioni per utilizzarli non sarebbero mancate. Cosa ancora più insolita per un artista di quei tempi, Michelangelo si convinse che per scolpire le proprie statue non aveva bisogno di committenti: avrebbe potuto scolpire di propria iniziativa opere da vendere una volta terminate. In pratica Michelangelo diventava un imprenditore di sé stesso e investiva sul proprio talento senza aspettare che altri lo facessero per lui.
    Last Post by Fabio94 il 10 Sep. 2012
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  9. La Pala di Castelfranco

    AvatarBy Fabio94 il 10 Sep. 2012
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    Laura Cardaropoli 4B
    La Pala di Castelfranco

    La Pala di Castelfranco è un dipinto tempera su tavola (200x152 cm) di Giorgione, databile al 1502 circa. ed è conservata nel Duomo di Castelfranco Veneto.
    Storia
    Fu commissionata da Tuzio Costanzo per la cappella di famiglia nel Duomo di Santa Maria Assunta e Liberale a Castelfranco, in occasione della morte del figlio Matteo avvenuta durante una campagna militare.
    L'8 dicembre 1972 la Pala fu trafugata dal duomo di Castelfranco Veneto e ritrovata poi in un casolare abbandonato, dopo il pagamento di un riscatto. Infine nel 2006, dopo aver subito un lungo restauro, è stata riportata al luogo d'origine.
    Descrizione
    Con la Pala di Castelfranco Giorgione offre un'interpretazione nuova della "sacra conversazione".
    Il dipinto raffigura la Madonna col Bambino su un alto trono, a sua volta sopra un basamento che poggia su un sarcofago di porfido.
    La composizione, ridotta all'essenziale, presenta una semplice struttura piramidale con al vertice la testa della Vergine e alla base i due santi che si trovano in basso davanti ad un parapetto: a destra Francesco e a sinistra Nicasio. In passato si era ipotizzato che quest'ultimo fosse san Giorgio o san Liberale, patrono della città di Treviso. Più probabilmente però Nicasio venerato, spesso insieme a Francesco, soprattutto a Messina, città natale di Tuzio. Entrambi rivolgono il loro sguardo all'osservatore.
    L'artista abbandonò il tradizionale sfondo architettonico, impostando lo sfondo in un modo del tutto originale: una metà terrena con il pavimento a scacchi in prospettiva e un parapetto liscio di colore rosso, e una metà celeste superiore, con un paesaggio ampio e profondo. Lo spazio non è costruito geometricamente, attraverso un disegno prospettico, ma suggerito dal colore.
    Il colore è infatti protagonista del quadro. Esso costruisce e fonde le forme e gli spazi, creando un'armonia generale senza pari.
    La tecnica pittorica del Giorgione consiste nell'uso diretto del colore senza disegno e si basa sulla pittura tonale. Non esistono linee di contorno, la forma delle figure è data dall’accostamento dei colori. La continuità è garantita dall'uso perfetto della luce atmosferica, che unifica i vari piani e le figure. In questo modo si ha un immagine più vicina alla realtà e, senza dubbio più coinvolgente.
    L'effetto dello spazio, tuttavia, è molto forte: si estende sia in profondità sia lateralmente nello splendido paesaggio e i personaggi sembrano fondersi con esso.
    La tecnica di Giorgione è innovativa rispetto all'uso tradizionale: il colore a olio non è più steso sul gesso, ma su una tela grezza e ruvida intervenendo sul suo colore grigiastro con toni chiari...

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    Last Post by pollice in giu il 20 Mar. 2024
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  10. La Chiesa di Santa Maria presso San Satiro

    AvatarBy Fabio94 il 26 Mar. 2012
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    Mattia Bigoni

    Chiesa di Santa Maria presso San Satiro

    Il primitivo edificio di culto fu fondato dall'arcivescovo Ansperto già prima dell'879 e fu dedicato a San Satiro, fratello di Sant'Ambrogio.
    Il primo intervento architettonico di Bramante a Milano, risale al 1482 e riguarda la sistemazione e l’ampliamento della Chiesa di Santa Maria, un antico oratorio dalla forma stretta e allungata adiacente al Sacello di San Satiro, di epoca carolingia.
    Il Sacello, a pianta centrale, di dimensione miniaturizzata, rievoca la sperimentazione preromanica di questa tipologia planimetrica, di memoria tardoromana e influenzata dalle basiliche costantiniane in Terrasanta. Interessanti sono le soluzioni nelle articolazioni delle volte e dei pilastri con capitelli che le sorreggono. Da notare anche il tratto del superstite affresco carolingio. Il campanile della chiesa è ancora quello romanico.
    Il sacello subì ulteriori rimaneggiamenti, quando venne ristrutturata la chiesa di Santa Maria nel tardo Quattrocento. All'epoca del Bramante risale infatti la decorazione esterna del Sacello.
    La chiesa di Santa Maria fu invece costruita tra il 1482 ed il 1486 per custodire un'icona miracolosa. Il committente fu il duca Galeazzo Maria Sforza; per alcuni studiosi il progettista fu un giovane pittore marchigiano da poco trasferitosi prima a Bergamo e quindi a Milano: Donato Bramante, con il quale il linguaggio dell’arte rinascimentale si affermò definitivamente in Lombardia.
    Bramante, pur avendo a disposizione un'area di piccole dimensioni, progettò un edificio a croce latina a tre navate, con una grande cupola emisferica che domina il vasto corpo longitudinale e il transetto, coordinandoli in modo da ottenere un impianto fortemente centralizzato.
    L'armonia dell'insieme era messa a rischio dall'impossibilità dello sviluppo in lunghezza dell’abside per la presenza di una strada assai frequentata. Il problema fu risolto mediante la realizzazione di un coro in stucco dipinto, avente uno spessore molto ridotto, appena 97 cm, che suggerisce il senso di uno spazio dalle dimensioni molto più ampie fingendo, con la tecnica del trompe l'oeil, la presenza di tre campate in profondità.
    Bramante applicò i principi illusionistici della prospettiva per riequilibrare, almeno visivamente, il rapporto proporzionale tra le varie parti dell’edificio. Infatti il finto coro ripete la struttura architettonica e il motivo decorativo a cassettoni che caratterizza anche le volte a botte della navata, del transetto e della cupola.

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    L'interno con la falsa prospettiva bramantesca (97 cm)
    Last Post by Fabio94 il 26 Mar. 2012
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