Replying to La Chiesa di Santa Maria presso San Satiro

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  1. Posted 26/3/2012, 23:07
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    Mattia Bigoni

    Chiesa di Santa Maria presso San Satiro

    Il primitivo edificio di culto fu fondato dall'arcivescovo Ansperto già prima dell'879 e fu dedicato a San Satiro, fratello di Sant'Ambrogio.
    Il primo intervento architettonico di Bramante a Milano, risale al 1482 e riguarda la sistemazione e l’ampliamento della Chiesa di Santa Maria, un antico oratorio dalla forma stretta e allungata adiacente al Sacello di San Satiro, di epoca carolingia.
    Il Sacello, a pianta centrale, di dimensione miniaturizzata, rievoca la sperimentazione preromanica di questa tipologia planimetrica, di memoria tardoromana e influenzata dalle basiliche costantiniane in Terrasanta. Interessanti sono le soluzioni nelle articolazioni delle volte e dei pilastri con capitelli che le sorreggono. Da notare anche il tratto del superstite affresco carolingio. Il campanile della chiesa è ancora quello romanico.
    Il sacello subì ulteriori rimaneggiamenti, quando venne ristrutturata la chiesa di Santa Maria nel tardo Quattrocento. All'epoca del Bramante risale infatti la decorazione esterna del Sacello.
    La chiesa di Santa Maria fu invece costruita tra il 1482 ed il 1486 per custodire un'icona miracolosa. Il committente fu il duca Galeazzo Maria Sforza; per alcuni studiosi il progettista fu un giovane pittore marchigiano da poco trasferitosi prima a Bergamo e quindi a Milano: Donato Bramante, con il quale il linguaggio dell’arte rinascimentale si affermò definitivamente in Lombardia.
    Bramante, pur avendo a disposizione un'area di piccole dimensioni, progettò un edificio a croce latina a tre navate, con una grande cupola emisferica che domina il vasto corpo longitudinale e il transetto, coordinandoli in modo da ottenere un impianto fortemente centralizzato.
    L'armonia dell'insieme era messa a rischio dall'impossibilità dello sviluppo in lunghezza dell’abside per la presenza di una strada assai frequentata. Il problema fu risolto mediante la realizzazione di un coro in stucco dipinto, avente uno spessore molto ridotto, appena 97 cm, che suggerisce il senso di uno spazio dalle dimensioni molto più ampie fingendo, con la tecnica del trompe l'oeil, la presenza di tre campate in profondità.
    Bramante applicò i principi illusionistici della prospettiva per riequilibrare, almeno visivamente, il rapporto proporzionale tra le varie parti dell’edificio. Infatti il finto coro ripete la struttura architettonica e il motivo decorativo a cassettoni che caratterizza anche le volte a botte della navata, del transetto e della cupola.

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    L'interno con la falsa prospettiva bramantesca (97 cm)

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