1. L'ultima cena

    AvatarBy Fabio94 il 10 Sep. 2012
     
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    (Fassina)
    Bottega dell’Arte
    “Ultima cena” Leonardo da Vinci
    Quest’opera fu dipinta tra il 1495 e il 1497. Era stata progettata per Ludovico il Moro, il quale voleva rendere il refettorio di Santa Maria delle Grazie un mausoleo dedicato agli Sforza e, per questo motivo, aveva già affidato la ricostruzione di gran parte della chiesa a Donato Bramante.
    Sopra l’Ultima Cena si trovano tre lunette che contengono le imprese degli Sforza circondate da ghirlande di frutta, fiori e foglie e iscrizioni su sfondo rosso.
    L’opera di Leonardo presenta tratti di interpretazione del soggetto originali e mai usati prima d’ora, oltre alla drammaticità della scena che l’artista ha voluto rappresentare, ovvero il momento in cui Cristo annuncia che presto sarà tradito da uno dei suoi apostoli. Ciò che risalta nel dipinto è la tensione e altre emozioni che sono scaturite in quel momento. Gli apostoli, suddivisi in gruppi di tre, riescono a rappresentare il proprio stupore derivato dalla rivelazione di Cristo grazie al linguaggio dei corpi e alla mimica facciale riprodotta in modo straordinario.
    Da sinistra a destra si possono notare le varie azioni dei personaggi che comportano gesti e movimenti differenti.
    La figura centrale, che dà origine al movimento, è Cristo: la sua postura pare solenne, composta e isolata dal resto del gruppo e permette di creare una sorta di concatenazione di azioni. Dunque, nonostante l’atmosfera di tensione, la composizione risulta calibrata e armoniosa.
    L’ambiente rispetta le regole di prospettiva geometrica (basta pensare al punto focale situato nella finestra centrale al di sopra della figura di Cristo): grazie alla ripresa delle linee della sala reale si crea una sorta di continuità tra lo spazio disegnato e quello reale, nonostante la tavola sia posta più in alto rispetto al pavimento.
    L’importanza di quest’opera è data dal fatto che Leonardo non utilizzò la tecnica dell’affresco per realizzarla, poiché richiedeva tempi di esecuzione rapidi che non permettevano di apportare alcuna modifica. Perciò utilizzò una tecnica sperimentale che gli permettesse di apporre sempre nuove modifiche al suo dipinto: si trattava della stessa tecnica utilizzata per dipingere sulla tavola.
    Sfortunatamente la tecnica utilizzata da Leonardo non era destinata a durare. Già dopo poco tempo dalla realizzazione cominciavano a formarsi crepe e altre imperfezioni, dovute all’umidità e agli sbalzi di temperatura causati dalle cucine del refettorio che confinavano proprio con quella parete.
    Numerose furono le riproduzioni del Cenacolo in dimensioni diverse, ma nessuna riuscì ad imitare interamente l’opera di Leonardo da Vinci.
    Vasari nel 1566 scrisse << Non si scorge più se non una macchia abbagliata >>
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