1. La Gioconda

    AvatarBy Fabio94 il 26 Mar. 2012
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    Anna Filipponi

    La “Gioconda” di Leonardo Da Vinci.
    Datazione: 1503-6.
    Luogo di conservazione: Musée du Louvre, Parigi.
    Olio su tavola, 77 x 53 cm.

    La “Gioconda” di Leonardo Da Vinci è sicuramente il ritratto più celebre del mondo e una delle opere più riuscite dell'autore. L'identità della donna soggetto del dipinto rimane incerta, nonostante per molto tempo si sia pensato fosse Monna Lisa, moglie di Francesco del Giocondo, famoso mercante fiorentino. Il dipinto si colloca infatti alla fine del percorso stilistico di Leonardo, quando egli si trovava a Firenze. Possiamo capirne la datazione con una certa sicurezza sia perché mostra gli straordinari risultati raggiunti in campo artistico da Leonardo, sia perché è espressione magistrale della totale integrazione tra uomo e natura, messi sullo stesso piano d'importanza. Se si confronta infatti l'opera con un altro ritratto del periodo giovanile, realizzato tra il 1474 e il 1476 e conservato alla National Gallery of Art di Washington, quello di Ginevra Benci, sorella di un famoso cosmografo, la crescita artistica dell'autore ci appare molto più evidente. La donna, con alle spalle un paesaggio naturale, ha un volto chiaro e luminoso, quasi appiattito e, con occhi malinconici, rivolge uno sguardo assente verso di noi, senza però guardarci realmente.
    Al contrario, il volto della “Gioconda”, incorniciato da lunghi capelli scuri sopra i quali ricade un impalpabile velo, emana un senso di ambiguità reso evidente sopratutto dai suoi lineamenti, dal sorriso misterioso, interpretabile sia come triste che come ironico, e dagli occhi espressivi, che sembrano seguirci con il loro sguardo penetrante. Questo effetto strabiliante è stato reso attraverso l'uso magistrale della tecnica dello “sfumato”, di invenzione dell'autore: i contorni infatti non sono definiti da una linea scura, come avevano fatto in passato artisti come Botticelli, ma lasciati un po' vaghi, come se sparissero nell'ombra, così da eliminare la rigidezza delle figure. Grande importanza va poi data anche allo sfondo, un tipico paesaggio leonardesco, con cui la figura perfettamente modellata della Gioconda si fonde totalmente.
    Ogni giorno migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo visitano la sala del Musée du Louvre di Parigi dove la piccola tavola dipinta con colori ad olio è conservata. Essa è da sempre oggetto non solo di ammirazione, ma anche di parodie e prese in giro. Durante la sua permanenza al museo parigino l'opera fu anche oggetto di un furto, e il suo titolo ha ispirato film e canzoni. Insomma, la storia della “Gioconda” è lunga e la fama che ha acquistato nel tempo l'ha resa impermeabile al passare del tempo.
    Last Post by Fabio94 il 26 Mar. 2012
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  2. La Venere di Urbino

    AvatarBy Fabio94 il 26 Mar. 2012
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    la_venere

    Anna Filipponi

    La “Venere di Urbino” di Tiziano.
    Datazione: 1538.
    Luogo di conservazione: Galleria degli Uffizi, Firenze.
    Olio su tela, 1,19 x 1,65 m.

    Era una consuetudine del XVI secolo che i signori delle città commissionassero ad artisti celebri, come senza dubbio fu Tiziano, un ritratto delle loro mogli. Questo dipinto in particolare, che fa sicuramente parte dei dipinti più famosi dell'artista, fu dipinto nel 1538 per Guidobaldo II della Rovere, duca di Camerino e più tardi di Urbino. Il soggetto riprende chiaramente quello ritratto da Giorgione nella sua “Venere dormiente”, dipinta tra il 1505 e il 1510: il richiamo a quest'ultima, infatti, è presente sia nel letto su cui la donna giace, coperto da lenzuola candide e da una trapunta rossa, sia nella posizione assunta, distesa con le gambe incrociate e la mano sinistra appoggiata sul pube. Diversamente da quella, però, non dorme, ma con gli occhi aperti fissa dolcemente lo spettatore. Un'altra differenza è certamente il luogo in cui le scene ritratte si svolgono: mentre la Venere di Giorgione riposa in uno spazio aperto, quella di Tiziano si trova in una stanza di un tipico palazzo signorile. Inoltre, la giovane donna ritratta da Tiziano, con i tratti somatici ben individuati, è di una bellezza umana e sensuale, lontana dalla bellezza idealizzata dipinta da Giorgione, che appare casta e sognante. Ella, con il capo sollevato, lo sguardo invitante e i capellli sparsi sulla spalla sembra essere consapevole della sua bellezza seducente. Entrambi gli artisti hanno utilizzato solo il colore per definire le forme dei corpi ma, se Giorgione ha impiegato toni abbassati e uniformi, Tiziano ha usato colori vivi e contrastanti, che si esaltano reciprocamente.
    Il quadro rappresenta un'allegoria del matrimonio e doveva servire come modello “didattico” per Giulia Varano, la giovane moglie del duca: l’erotismo evidente del dipinto, infatti, doveva ricordare alla donna i doveri matrimoniali nei confronti dello sposo. Nell'opera è dunque molto frequente la presenza di elementi simbolici: il cagnolino ai piedi del letto, per esempio, allude sicuramente alla fedeltà coniugale; in fondo alla stanza, poi, appoggiata sul davanzale di una finestra da cui si intravede il paesaggio esterno, è una pianta di mirto, attributo di Venere, che simboleggia l'amore eterno. Dietro il letto, infine, si trovano due serve, l'una intenta a cercare qualcosa in una cassapanca istoriata (forse nuziale) e l'altra, in piedi accanto alla compagna, che regge su una spalla delle vesti sontuose.
    Un'altra opera che ritrae una bellezza femminile fortemente mitizzata e destinato all'ambiente delle corti è “Danae”, dipinta tra il 1545 e il 1546 e conservata a Napoli, al Museo Nazionale di Capodimonte. La donna, secondo il mito narrato nelle “Metamorfosi” di Ovidio, fu una delle ...

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    Last Post by Fabio94 il 26 Mar. 2012
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  3. L'adorazione dei Magi

    AvatarBy Fabio94 il 1 Mar. 2012
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    Laura Cardaropoli 4B
    L'Adorazione dei Magi
    Leonardo da Vinci
    olio su tavola (246x243 cm) di Leonardo da Vinci, realizzato tra il 1481
    e il 1482 e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

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    Storia
    Nel 1481 i monaci di San Donato a Scopeto commissionarono a Leonardo un'Adorazione dei Magi da completare nel giro di due anni. Leonardo studiò approfonditamente la composizione, lasciando vari disegni preparatori che oggi si trovano al Cabinet des Dessins del Louvre e al gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi. Il pittore però, nell'estate del 1482, decise di partire per Milano, lasciando l'opera incompiuta.
    L'Adorazione di Leonardo (rimasta allo stato di abbozzo) conobbe da qui in poi numerosi spostamenti: dopo il Convento di San Donato a Scopeto, infatti, essa soggiornò in casa Amerigo de' Benci (padre di Ginevra de' Benci della quale Leonardo dipinse un famoso ritratto), nel 1601 nelle raccolte di don Antonio de' Medici, nel 1670 alle Gallerie fiorentine, Nel 1681 alla villa di Castello(dove, durante il trasloco, andò perduta la cornice cinquecentesca con dorature) e infine, nel 1794 tornò definitivamente al museo.

    Descrizione
    Il tema dell'Adorazione dei Magi fu uno dei più frequenti nell'arte fiorentina del XV secolo, poiché permetteva di inserire episodi marginali e personaggi che celebravano il fasto dei committenti,ma Leonardo riuscì a rivoluzionare il tema tradizionale sia nell'iconografia che nell'impostazione compositiva. Innanzitutto, decise di centrare l'episodio nel momento in cui il Bambino, facendo un gesto di benedizione, rivela la sua natura divina agli astanti quale portatore di Salvezza, per dare al dipinto un più profondo senso religioso. Come nella consueta tradizione iconografica del tempo, gli astanti circondano la vergine col bambino, ma Leonardo, a differenza di altri pittori, non crea personaggi statici e composti bensì dinamici, ritraendoli in gesti, attitudini ed espressioni di sorpresa e turbamento.
    Da un punto di vista compositivo egli pose la Sacra Famiglia al centro e i Magi alla base di un'ideale piramide che ha come vertice la figura di Maria. I lati della piramide, infatti, si trovano lungo le diagonali del dipinto che si incontr ano nel centro, dove è situata la testa della Vergine. La figura di Maria è collocata in posizione leggermente arretrata ed accenna un movimento rotatorio che la rende più morbida ed elegante. Il corteo è disposto a semicerchio dietro alla Vergine cosicché Il leggero moto di quest’ultima sembra propagarsi per cerchi concentrici, come un'onda. Il risultato è una scena estremamente moderna, con uno studio intenso dei moti dell'animo e degli atteggiamenti.
    Lo sfondo è diviso da due alberi: i...

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  4. Primavera Botticelli

    AvatarBy Fabio94 il 1 Mar. 2012
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    primavera+di+botticelli

    Opera: Primavera
    Autore: Sandro Botticelli
    Data: 1482
    Luogo conservazione: Galleria degli uffizzi (Firenze)
    Tecnica: Tempera su tavola



    La Primavera si tratta del capolavoro dell'artista, nonché di una delle opere più famose del Rinascimento italiano. Il suo straordinario fascino che tuttora esercita sul pubblico è legato anche all'aura di mistero che circonda l'opera, il cui significato più profondo non è ancora stato completamente svelato. Le fonti hanno ormai largamente confermato che il dipinto venne eseguito per Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici, cugino di secondo grado del Magnifico.
    Gli inventari di famiglia del 1498, 1503 e 1516 hanno anche chiarito la sua collocazione originaria, nel Palazzo di via Larga, dove rimase prima di essere trasferita nella Villa di Castello. Nel 1815 si trovava già nel Guardaroba mediceo e nel 1853 venne trasferita alla Galleria dell'Accademia per lo studio dei giovani artisti che frequentavano la scuola; con il riordino delle collezioni fiorentine venne trasferita agli Uffizi nel 1919.
    In un ombroso boschetto, che forma una sorta di esedra di aranci colmi di frutti e arbusti sullo sfondo di un cielo azzurrino, stanno disposti nove personaggi, in una composizione bilanciata ritmicamente e fondamentalmente simmetrica attorno al perno centrale della donna col drappo rosso e verde sulla veste setosa. Il suolo è composto da un verde prato, disseminato da un'infinita varietà di specie vegetali, tra cui ricchissimo campionario di fiori. L’opera va letta da destra verso sinistra, forse perché la collocazione dell'opera imponeva una visione preferenziale da destra. Zefiro, vento di primavera che piega gli alberi, rapisce per amore la ninfa Cloris, fecondandola; da questo atto ella rinasce trasformata in Flora, la personificazione della stessa primavera rappresentata come una donna dallo splendido abito fiorito che sparge a terra le infiorescenze che tiene in grembo. A questa trasformazione allude anche il filo di fiori che già inizia a uscire dalla bocca di Cloris durante il suo rapimento. Al centro campeggia Venere, inquadrata da una cornice simmetrica di arbusti, che sorveglia e dirige gli eventi, quale simbolo neoplatonico dell'amore più elevato. Sopra di lei vola il figlio Cupido, mentre a sinistra si trovano le sue tre tradizionali compagne vestite di veli leggerissimi, le Grazie, occupate in un'armoniosa danza in cui muovono ritmicamente le braccia e intrecciano le dita.
    Chiude il gruppo a sinistra un disinteressato Mercurio, coi tipici calzari alati, che col caduceo scaccia le nubi per preservare un'eterna primavera.
    Nell'opera sono leggibili alcune caratteristiche stilistiche tipiche dell'arte di Botticelli: innanzitutto l'innegabile ricerca di bellezza ideale e armo...

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    Last Post by Fabio94 il 1 Mar. 2012
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